RENATO
DIBI'
Ci vuole davvero del coraggio, della passione disinteressata
e della libertà intellettuale per ostinarsi a cantare la
grande canzone francese in un Paese dove i lettori del più
importante settimanale di musica indicano fra le cento migliori
canzoni del Novecento un solo titolo d'Oltralpe: La vie en rose.
Come se Brassens, Brel e Ferré non fossero mai esistiti.
Renato Dibì, del tutto incurante delle mode e del mercato,
continua invece da anni - tra un lavoro su Kurt Weill, un disco
di jazz e un costante scrivere pezzi propri - a occuparsi di chanson,
non solo come interprete ma anche come traduttore, impresa come
si sa tanto ardua e rischiosa quanto benemerita soprattutto per
chi bazzica poco quei territori e si trova finalmente una guida
per cominciare ad esplorarli. Non ne può fare a meno perché
la canzone francese è per lui sinonimo di poesia, e di poesia,
dentro di sé, Renato Dibì ne ha da vendere. Dopo essersi
intensamente dedicato a Jacques Brel e ad altre temerarie sortite
(per esempio la prima e unica traduzione vera di "Les feuilles
mortes"), ora ha affrontato un altro mostro sacro: Léo
Ferré, ovvero la personificazione stessa della poesia in
musica. "Il senso vero della poesia le viene dato dalla corda
vocale" diceva Léo, e quali corde erano le sue: abissali,
tormentate, avvolte in melodie vere e corpose...
Le
corde, intrecciate di pudore e aggressività, di uno
che non aveva paura in canzone di puntare diritto sulle questioni
grosse dell'esistenza, su quei temi inquietanti della vita
che si chiamano amore, tempo, solitudine, anarchia, arte e
vita stessa. Uno che non temeva di esporsi, di spogliarsi,
di rischiare il sublime, di spalancare dolcemente le pieghe
riposte dell'istinto, di scavarti nel pensiero e nell'anima,
di additarti in faccia la solitudine che ti porti addosso.
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Quella solitudine che per lui, in realtà, rappresentava la
propria scelta vitale e tenerissima, il suo orgoglio, la sua invettiva
antiborghese, il gusto dell'assurdo e del disordine.
Di Ferré, per questo disco e per un corrispondente recital
teatrale, dove lo accompagna un dei "grandi" del pianoforte,
il M° Roberto Negri, che ha curato anche gli arrangiamenti,
Renato Dibì ha tradotto e interpretato parecchi pezzi di
prima grandezza; ma siccome per giunta è anche umile, ha
scelto pure di cantarne alcuni in versioni che già esistevano:
"perché andavano già bene così".
Per esempio aveva già tradotto ed edito Ton style, ma quando
ha scoperto che esisteva un'altra versione, ha preferito questa
alla propria. "Perché - così mi ha spiegato -
era quella che cantava Ferré stesso, e tanto basti".
Brani contenuti nel CD
01.
I POETI - Dibì - Ferré
02. COL TEMPO - Médail - Ferré
03. IL TUO STILE - Dibì - Ferré
04. GLI ANARCHICI - Médail - Ferré
05. PICCINA - Médail - Ferré
06. CANTO PER PASSARE IL TEMPO - Dibì - Aragon -
Ferré
07. ROTTERDAM - Médail - Ferré
08. I MUSICISTI - Dibì - Ferré
09. PARIGI CANAGLIA - Dibì - Ferré
10. I MENDICANTI - Dibì - Negri - Dibì
11. ZINGARI GITANI - Dibì - Negri - Dibì
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Etichetta
AICSOUND
Catalogo N° AICSOUND CD 50126
Anno 2005 |
Produzione esecutiva
di Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.
Distribuzione
M.A.P. |
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